Dovrebbe essere chiara, a questo punto, la reale dimensione del pericolo per la pace e la convivenza tra le genti rappresentato dal sionismo. Il sionismo di per sé, qualora non ci fosse la lobby ebraica che lo sostiene, non sarebbe un gran problema per l’umanità. Immaginiamo per un attimo, un Israele isolato, arroccato in terra di Palestina, odiato dai popoli arabi, disprezzato dai democratici e anti-razzisti del mondo, senza nessuna grande potenza che lo armasse e lo difendesse, condannato infinite volte dall’ONU (senza veti americani), senza la schiera dei giornalisti, giornali, televisioni che oggi lo difendono a spada tratta. La comunità internazionale avrebbe liquidato il problema sionismo/Israele in un solo minuto con una Risoluzione ONU che impone uno stato Democratico in Palestina. Il problema persiste solo perché la lobby israeliana americana, sostenuta in gran parte (ma non da tutta) la comunità ebraica, è riuscita, secondo le parole di Sharon, a “controllare” il Congresso e la cultura americana. Questo fatto ha creato un mostro imperialista che molti ormai chiamano USrael, il quale ha fatto propria l’ideologia razzista, colonialista e guerrafondaia del sionismo, soprattutto con i neoconservatori likudniki al vertice del potere americano e saldamente alla testa dei due partiti politici del Congresso,.
Cosa resta da fare al militante, al democratico che vuole lottare contro il sionismo, contro USrael e i pericoli di guerra attuali, anzi sempre più minacciosi, vista la situazione in Medio Oriente e la prospettiva che Israele attacchi l’Iran e trascini nella guerra generalizzata gli Usa e l’Europa?
Prima di tutto liquidare i nemici interni. Questa è una necessità ed una caratteristica di tutti i movimenti di lotta. É una assoluta necessità perché, i nemici interni, gli indoratori della pillola sionista, paralizzano la lotta, sviliscono gli sforzi generosi, fanno deviare dagli obiettivi giusti, sabotano e fanno deragliare il treno della lotta per la pace. Chi sono i nemici interni?
Sono tutti coloro che sostengono:
1) che è «antisemitismo» attaccare Israele, il sionismo e semplicemente la lobby ebraica. In particolare, troverete falsi antisionisti che dicono di lottare contro il sionismo ma difendono il «diritto di Israele ad esistere» come Stato ebraico e negano l’esistenza della lobby ebraica, o se ne confessano l’esistenza, lo fanno solo per sminuirne il ruolo ed il potere. Non a caso costoro sono contrari alla prospettiva di un solo Stato Democratico in Palestina.
2) che coloro che denunciano la lobby ebraica e il suo potere in America e in Europa ricorrono alla «teoria del complotto ebraico», un complotto segreto degli ebrei per dominare il mondo. Non si parla dei ‘saggi di Sion’ ma il concetto è lo stesso. Attenzione chi accusa gli antisionisti di essere sostenitori del ‘complotto ebraico’ li sta accusando in modo indiretto di «antisemitismo». Non c’è complotto segreto ebraico. Tutto avviene alla luce del sole. Il legame Israele-Maggioranza della comunità ebraica americana è certo fondato su rapporti razzisti-etnici-ideologici ma anche e soprattutto materiali, visti i comuni interessi materiali che Israele e la lobby traggono dal dominio sulla politica della superpotenza americana.
3) che la guerra in Iraq non è una guerra sionista a beneficio di Israele, una guerra catastrofica dal punto di vista del popolo americano e degli stessi interessi materiali dell’imperialismo Usa.
4) che la guerra in Iraq è stata fatta per gli interessi petroliferi Usa. Gli Stati Uniti avrebbero potuto avere più petrolio iracheno, molto di più, mettendosi d’accordo con Saddam Hussein invece di imporgli sanzioni che hanno limitato a meno di un quinto le esportazioni petrolifere irachene. Lo stesso vale per la guerra. A causa dei disordini e sabotaggi la produzione petrolifera irachena non riesce a decollare. La scarsezza di petrolio iracheno sul mercato mondiale contribuisce all’aumento straordinario del prezzo del petrolio. Ringraziamo Israele se il prezzo della benzina è alle stelle.
5) che parlano della “spirale guerra-terrorismo”. Queste parole sono pericolose. Non c’è una guerra contro il terrorismo. C’è una guerra contro i popoli e le nazioni che non si piegano a USrael. Gran parte di quello che è definito «terrorismo» è lotta di liberazione. Il vero terrorismo e l’aggressione USrael ai popoli. In Palestina non c’è terrorismo c’è resistenza all’espansionismo sionista. In Libano non c’è terrorismo, c’e difesa della comunità nazionale, desiderio di affermazione delle masse sciite oppresse e resistenza al progetto Franco-USA-israeliano di portare il Libano nell’orbita occidentale servendosi dei cristiani maroniti e dell’Arabia Saudita contro la maggioranza sciita (tra l’altro in forte crescita demografica). In Afghanistan non c’è terrorismo ma lotta contro un regime corrotto filo-occidentale imposto dalla Nato. Il governo Karzai e composto di trafficanti di eroina e di signori della guerra. Le masse diseredate si riconoscono nella resistenza talebana. In Iraq non c’è terrorismo, c’è lotta all’occupazione militare americano-britannica. Questa lotta è destinata ad ampliarsi coinvolgendo anche le masse sciite, finora rimaste a guardare incoraggiate in questo dai dirigenti sciiti che sperano che gli americani eliminino per loro la resistenza sunnita.
6) che sostengono apertamente o velatamente che un regime laico corrotto è preferibile ad un governo islamico popolare, genuino e anti-occidentale.
7) che direttamente o indirettamente incoraggiano o sostengono la guerra di civiltà contro l’Islam definito ‘repressivo’, ‘antifemminista’, ‘fanatico’, ‘violento’, ‘espansionista’, ecc.
Attenzione a tutti color che sostengono e diffondono simili posizioni nel movimento contro la guerra e a sostegno della Palestina. Sono costoro che hanno reso impotente un movimento che ha coinvolto milioni di persone e che aveva potenzialità enormi. Chi ha sostenuto (o sostiene ancora) posizioni simili ha agito (o agisce), coscientemente o inconsciamente, su una linea politica determinata dal sionismo. La linea giusta e vincente è quella che evita accuratamente tutte queste trappole e ostacoli.
Manno Mauro, luglio 2006