Israel Shamir

The Fighting Optimist

Perche’ sostengo il ritorno dei palestinesi

La Palestina non e’ un oggetto morto, ma un paese vivo. I palestinesi sono la sua anima. La Palestina e’ cio’ che i palestinesi creano in tempo reale, cosi’ come la Francia e’ cio’ che i francesi creano e ri-creano ogni giorno. E’ alienante pensare di poter amare la Francia ed aborrire i francesi, poiche’ che genere di Francia esisterebbe senza l’anima francese? Solo i turisti annoiati dei paesi ricchi,timorosi di poter incontrare dei mendicanti, preferiscono rinchiudersi negli hotel esclusivi e vuoti in cui possono godere del paese senza essere costretti ad incontrare gli indigeni. E’ come amare una bellissima donna avendo in odio il suo carattere e la sua intima essenza. Amare un paese e desiderare che i suoi abitanti spariscano e’ il genere di attitudine che puo’ essere interessante per gli amanti della necrofilia.

Il pensatore russo Lev Gumilev ha descritto il paese come simbiosi tra paesaggio e popolo. La Palestina ed i palestinesi sono inseparabili, i contadini ed i loro alberi d’olivo e le sorgenti d’acqua e le montagne e le cupole di antichi sepolcri sulla cima delle colline hanno bisogno l’uno dell’altro e sono cresciuti per completarsi a vicenda.

I palestinesi non sono gente oscura e misera. Essi hanno creato la stella di Ghassul, hanno scritto la Bibbia, costruito i templi di Gerusalemme e Garitzim, i palazzi di Gerico e Samaria, le chiese del Santo Sepolcro e della Nativita’, le moschee di Haram ash-Sharif, i porti di Cesarea e di Akka, i castelli di Monfort e Belvoir. Hanno camminato con Gesu’, sconfitto Napoleone e combattuto con coraggio a Karameh. Nelle loro vene scorre il sangue dei guerrieri egei, degli eroi di Davide, dei primi apostoli di Cristo e dei compagni del Profeta, dei cavalieri arabi, dei crociati normanni e dei capi turcomanni filtrato in una composizione unica. La linfa della sua vitalita’ non si e’ mai prosciugata: la poesia di Mahmud Darwish, la saggezza di Edward Said, un olio d’oliva perfetto, il fervore della preghiera ed il coraggio nobile dell’intifada ne sono la prova.

Senza palestinesi, la Palestina muore. I suoi fiumi danno acqua avvelenata, le sue sorgenti si prosciugano, le colline e le valli si sfigurano, i suoi campi sono lavorati da cinesi importati mentre i suoi figli sono imprigionati in un ghetto. L’idea di uno stato ebraico separato e’ fallita. Negli ultimi dieci anni la folle politica del governo israeliano ha importato oltre un milione di rumeni, russi, ucraini, thai e lavoratori africani. Alcuni di essi reclamano ascendenti ebrei: tribu’ peruviane, indiani di Assam e il flusso interminabile di profughi dell’Unione sovietica continuano ad occupare la Palestina. Adesso la Jewish Agency progetta di far arrivare una tribu’ Lembda dall’Africa del sud per rafforzare il carattere ebraico dello stato. Paradossalmente, coloro che ancora conservano un po’ di tradizione giudaica sono isolati all’interno dello stato ebraico, come lo scomparso Dott. Yeshayahu Leibovitch, o imprigionati come il Rabbi di origine marocchina Arie Der’i.

Il mito di un assembramento spontaneo di ebrei ha cozzato contro la realta’. Dobbiamo smetterla. Lasciamo tornare i figli e le figlie della Palestina e ricostruiamo Suba e Kakun, Jaffa e Akka**. Invece di rafforzare la Linea Verde, cancelliamola e viviamo insieme come figli della Palestina.

Non solo Oslo, l’idea stessa della spartizione era sbagliata. Stracciamo la nostra Dichiarazione di un’ Indipendenza falsa per scriverne una nuova, di reciproca dipendenza ed amore.

 

**Citta’ e villaggi palestinesi distrutti o ebraicizzati dagli invasori provenienti da Stati Uniti ed Europa.

*scrittore israeliano, oppositore del sionismo. Pacifista e sostenitore del ritorno dei palestinesi nella loro terra storica

traduzione a cura di www.arabcomint.com

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